Che effetto fa, la musica!

Che effetto fa, la musica!

In uno degli ultimi lavori, la professoressa Daniela Lucangeli, ha spiegato le potenzialità del suono e delle armonie nello sviluppo del bambino. 

Fin dalla gravidanza, infatti, egli è sensibile all’intensità del suono (forte e piano), distingue diverse scale e accordi, riconosce brani e voci di cui fa esperienza, utilizza la percezione dei suoni per apprendere competenze sociali e linguistiche. Il nostro cervello, dunque, si può dire musicale. 

Il nostro sistema uditivo fa parte dei sistemi più antichi, e ci aiuta nel corso dello sviluppo a creare fondamentali schemi ritmici, necessari sia per produrre musica ma anche per camminare. Il sistema uditivo è connesso al sistema limbico, che assolve importanti compiti, fra cui la regolazione delle ricompense, e può avere un ruolo importante nel facilitare l’apprendimento e l’attivazione delle nostre emozioni: ciò che ascoltiamo e le emozioni che proviamo sono strettamente connessi. 

Imparare, scoprire e acquisire competenze va di pari passo con la felicità e il ben-essere, e la musica da questo punto di vista è di grande aiuto. (Lucangeli, I miei primi mille giorni in musica, De Agostini 2021)

I benefici della musica

Ascoltare musica porta molti benefici al nostro corpo e alla nostra mente. 

Molte ricerche hanno dimostrato che la musica stimola il sistema immunitario, riduce lo stress, ci spinge ad aprirsi all’altro, facilitando lo stare insieme.

Sono riconosciuti anche effetti terapeutici in svariate patologie, non solo dal punto di vista dell’ascolto, ma anche della produzione musicale. Suonare uno strumento ha un potere immediato di scarico delle tensioni, ma può essere utilizzato in forma riabilitativa anche da chi ha subito una lesione motoria.

Non solo, la musica stimola la consapevolezza interiore, ci mette in contatto con le emozioni e aiuta la nostra memoria a ricordare. (Pisa today)

La musica connette mente e corpo

La musica è, dunque, un linguaggio universale capace di risvegliare emozioni e sensazioni uniche. Senza rendercene conto, a volte, ricorriamo alla musica come contenitore per i sentimenti che ci sopraffanno, luogo dove poterli riversare liberamente senza danneggiare nessuno.

Il professor Roberto Hernandez Valderrama, della Facoltà di Psicologia BUAP, Messico, ha condotto un interessante esperimento riguardo l’influenza della musica sugli stati d’ansia. Egli ha verificato che durante l’ascolto di melodie con ritmo irregolare, forte, veloce, ascoltate ad alto volume, il livello di nervosismo aumenta, rendendo le persone inquiete; i partecipanti alla ricerca, infatti, cambiavano continuamente posizione e compivano movimenti irregolari con le mani e i piedi.

La spiegazione data alle osservazioni raccolte è che questi ritmi stimolano intensamente il sistema simpatico, aumentando lo stress fisico e psicologico. Se questo stress non viene rilasciato attraverso movimenti quali il ballo oppure saltando, l’energia si accumula e porta a sintomi tipici dell’ansia.

In questo senso, possiamo dire che la “musica forte” è l’ideale per le situazioni che richiedono atteggiamenti aggressivi o competitivi, mentre melodie dai ritmi più regolari, lenti, e quando il volume non è troppo alto, aiutano a rilassarsi, a calmarsi. (La mente è meravigliosa)

Alcuni brani possono concretizzare specifici stati d’animo come calma e serenità, condizioni che permettono al potenziale del nostro cervello di essere sfruttato al massimo.

Ascoltare musica può assolvere a diverse funzioni e il suo contributo varia da persona a persona, dal grado di coinvolgimento che riusciamo a stabilire con ciò che ascoltiamo, dalla nostra sensibilità, dalle nostre aspettative e dalle necessità che, più o meno inconsciamente, cerchiamo di soddisfare attraverso l’ascolto.

Perché, allora, sentiamo il bisogno di ascoltare musica triste?

Ascoltare una canzone triste crea un effetto empatico che ci fa sentire capiti, ci dà la sensazione di poter condividere quello che ci fa soffrire con qualcuno che ha provato lo stesso dolore. L’ascolto favorisce l’introspezione e ci offre una prospettiva alternativa ad un problema contingente: il messaggio che arriva attraverso la musica risulta rassicurante, non aggressivo, e questo favorisce l’insorgere di un sentimento empatico. I brani malinconici non suscitano solo tristezza ma anche emozioni romantiche, quali la commozione, che contrastano la tristezza reale. 

L’Arte, in tutte le sue forme, mostra una tristezza che, a differenza di quella nella vita quotidiana, non è avvertita come una reale minaccia e viene quindi vissuta in modo molto diverso. (Il Potere della Musica, Annalisa Balestrieri)

Musica in adolescenza

Questo ragionamento ci introduce al significato che la musica assume nel periodo dell’adolescenza. In questa fase di grande cambiamento fisiologico e di grande confusione emotiva, la musica è di aiuto perché parla di loro e per loro: dà voce ai loro pensieri, alle loro paure, li aiuta a fare chiarezza nei loro sentimenti, esprime l’inesprimibile. La musica amplifica le emozioni, esalta i desideri, mette le ali alla fantasia, fa sentire liberi di immaginare e sognare.

Per questo la musica assume per i ragazzi un effetto rassicurante e tranquillizzante nel confrontarsi con le proprie emozioni, che spesso sono ancora sconosciute, che non si riescono a raccontare agli altri e che nemmeno a sé stessi sono chiare e decifrabili. Nelle canzoni leggono i propri sentimenti e questo da un lato fa sentire meno soli: se qualcuno ha scritto una certa canzone in cui ci si rispecchia così bene significa che anche lui ha provato le stesse emozioni, dall’altro, consente di guardare quella stessa situazione, quell’emozione, dall’esterno, da un altro punto di vista. Permette, cioè, di assegnarle un significato simbolico e di riuscire a contenerla senza esserne travolti.

La musica è principalmente questo nell’adolescenza: il primo sostegno. Successivamente può diventare strumento di reazione, per gridare il proprio malessere; oppure strumento di aggregazione: da ragazzi cominciamo ad ascoltare musica scelta da noi insieme agli amici. Ascoltare la stessa musica fa sentire parte di un gruppo e il genere musicale che si condivide con il proprio gruppo finisce per diventare una parte del nostro senso di identità. (Annalisa Balestrieri)