Punire non serve!

Punire non serve!

Anche quando i figli mettono a dura prova la pazienza dei genitori, occorre sforzarsi nella ricerca di un sistema educativo che eviti la mortificazione del bambino, poiché non lo aiuta a crescere né a responsabilizzarsi.

Il genitore è per il bambino un punto di riferimento, un modello e una guida per il processo di crescita. Le regole prefissate devono essere chiare, concrete e rispettate da tutta la famiglia, affinché il rapporto genitori/figli si fondi sulla reciproca fiducia. 

Il pedagogista Daniele Novara, fondatore del “Centro psicopedagogico per l’educazione e la gestione dei conflitti”, in merito a questo tema si è espresso chiaramente: “Punire non serve perché il bambino si mortifica, se si pretende di educare i figli con la paura, questo non potrà mai funzionare. Il bambino ha bisogno di chiarezza, non di sentirsi minacciato dai suoi genitori in cui ripone la più totale fiducia.”
I bambini hanno bisogno di adulti che sappiano contenerli in limiti chiari e sempre uguali; hanno bisogno di sapere cosa aspettarsi dall’adulto. I genitori per essere riferimenti credibili devono essere titolari dell’educazione dei figli, utilizzare un linguaggio adeguato alle varie età che si trovano ad affrontare, mantenere una distanza tra sé e i figli in cui sia chiaro chi stabilisce le regole e perché.

L’importanza di dare buone e chiare regole si comprende facilmente se teniamo conto, come spiega Novara, che la regola è una procedura organizzativa; ad esempio: l’ora di andare a letto, il lavarsi le mani prima dei pasti, quanta tv guardare. . .

Deve quindi essere comprensibile, diretta e precisa, se dobbiamo dare troppe spiegazioni probabilmente la regola deve essere rivista. 

Il modo con cui si condivide una regola sarà diverso per un bambino piccolo o un ragazzo preadolescente/adolescente. Nel secondo caso potremo negoziare la regola, che dovrà soddisfare sia le esigenze dei figli sia quelle dei genitori.

Cerchiamo di mantenere sempre l’attenzione alta sulle scelte che facciamo per educare i nostri figli e quelle che facciamo per semplificare le nostre giornate.

Le alternative alle punizioni sono varie, molti professionisti dell’educazione hanno indicato strategie differenti. Qui ne riportiamo alcune, in modo che ciascuno possa decidere quale strategia sente più vicina al proprio sentire e al sentire dei propri figli.

Daniele Novara propone la tecnica del silenzio attivo. Consiste nella sospensione della comunicazione verbale col bambino che ha trasgredito ad una regola, in modo grave: il genitore esprime apertamente che non parlerà per alcuni minuti al figlio perché ciò che ha fatto è troppo oltre rispetto alla regola stabilita. Va attuato solo in situazioni particolarmente gravi, deve suscitare una sorpresa nei figli che non si aspettano tale reazione dei genitori.

Lo scopo di questa tecnica è quello di abbassare il livello di rabbia che si crea in queste situazioni. I genitori devono mantenersi saldi di fronte alle reazioni dei bambini ed evitare di lasciarsi trascinare nella spirale della rabbia.

Elena Ravazzolo, in un articolo interessante apparso sulla rivista online UPPA, sostiene la necessità di predisporre l’ambiente in cui il bambino si muove. Questa attenzione particolarmente importante in età della prima infanzia, assume un aspetto interessante anche dopo i 5 anni, poiché in generale sappiamo quanto la definizione accurata dello spazio personale del bambino sia alla base della sua serenità e libertà di esplorare e conoscere il mondo.

Il genitore, così facendo, non è costretto a intervenire continuamente e favorisce un clima di crescita sereno, senza necessità di un controllo costante sul figlio. Un bambino più calmo perché ha potuto rispondere alle sue curiosità senza timore, impara a concentrarsi e non ha bisogno di agitarsi continuamente per spostare i limiti delle regole degli adulti. 

Non dimentichiamo che oltre a mostrare ai figli “come si fa” qualcosa è importante spiegare loro le conseguenze delle azioni contrarie alla regola data, senza lasciar trasparire rimprovero o giudizio, ma facendoli sentire accolti e ascoltati. In questo modo imparerà a dare significato alle proprie azioni e a dare peso alle proprie responsabilità.