Intorno alla gentilezza

Intorno alla gentilezza

Che cos’è la gentilezza?

La gentilezza è considerata una virtù; il filosofo Schopenhauer la definisce come una preoccupazione genuina e profonda per gli altri, significa trattare noi stessi e gli altri con dolcezza. Essa è un atteggiamento premuroso nei confronti della vita, che crea significato e scopi. Essere gentili richiede consapevolezza delle emozioni e degli stati d’animo propri, degli altri e della relazione tra questi (Malti, 2020).

Se proviamo a ricordare una occasione in cui abbiamo compiuto un atto gentile, probabilmente ci sentiremo subito bene, sentiremo un senso di soddisfazione, segno che i nostri sistemi di ricompensa sono attivi. La gentilezza ha dunque un effetto positivo su chi la riceve , ma anche su chi la mette in pratica. Compiere atti di gentilezza può aumentare la soddisfazione per la vita, l’umore positivo e l’accettazione da parte degli altri. Può stimolare il rilascio di serotonina e ossitocina, ormoni del benessere, riducendo così paura e ansia, aumentando l’autostima. 

La gentilezza ci rende persone migliori e felici.

Osservati speciali

Il rispetto e la capacità di vivere insieme s’imparano fin da piccoli, attraverso i gesti e le parole, gli esempi e le scelte quotidiane, la qualità delle relazioni e le modalità con cui le  rappresentiamo.

Oggi, più che in passato negli spazi d’incontro, la scuola, la città, i bambini vedono le differenze e sperimentano concretamente la pluralità, entrando in contatto ogni giorno con storie, riferimenti culturali, provenienze e appartenenze diverse. Da queste situazioni di convivenza quotidiana possono imparare la curiosità e l’apertura, il rispetto e la cura. Imparano a diventare consapevoli che i propri comportamenti e le parole dette hanno un effetto positivo o negativo, producono cioè delle conseguenze.

Ma in che modo riescono ad acquisire questa consapevolezza? Osservando costantemente il comportamento di noi adulti e riflettendoci sopra, in questo modo vanno alla ricerca di quegli atteggiamenti che creano una comunicazione efficace tra il loro pensiero e il loro sentire.

La gentilezza è contagiosa

In un esperimento sociale abbiamo provato a offrire una espressione gentile del volto alle persone incontrate durante una passeggiata. Il semplice atto di sorridere alla persona che incrocia il nostro sguardo lungo la strada, produce un effetto domino di leggerezza e apertura verso l’altro. Dobbiamo essere certi, dunque, che si può educare all’attenzione nei confronti di se stessi e degli altri attraverso proposte concrete e coinvolgenti che agiscano nelle due direzioni: quella di aprire le menti e quella di aprire il cuore.

Conoscenza, attenzione e solidarietà, ascolto e capacità di accogliere punti di vista diversi, portano ciascun soggetto nella direzione della gentilezza.

Parole gentili

Le parole hanno un senso profondo nella nostra vita, il linguaggio ci diversifica dalle altre specie animali. Sono le parole che conosciamo e usiamo a definire la nostra persona, delineano per chi ci circonda il nostro carattere, esprimendo le nostre emozioni e i nostri pensieri.

Il primo passo, dunque, è la comprensione che passa attraverso il prestare attenzione all’altro, per risalire all’origine delle parole pronunciate e alle intenzioni comunicative alla base della conversazione.

Il secondo passo sarà il porre domande che possano chiarire o confermare la comprensione che stiamo costruendo rispetto alle parole ascoltate.

I termini che utilizziamo per esprimerci hanno, come le medaglie, due facce: possono essere gentili e quindi nutrire, guarire e far crescere, oppure possono essere ostili e uccidere come frecce avvelenate che rompono il cuore e spezzano l’anima. 

Dunque è importante pensare bene a ciò che diciamo.

La comprensione delle parole che ci rivolgono è determinata anche dal legame emotivo che abbiamo con la persona, ma anche dal nostro stato d’animo, che si manifesta nel tono della voce, nelle espressioni del viso e nell’atteggiamento. 

Come allenarsi a diventare più gentili

Iniziamo dal dialogo interiore e proviamo a parlare a noi stessi in modo gentile, riconoscendo e accettando le difficoltà, ma dicendo a noi stessi  quelle parole che useremmo per chi amiamo.

In generale tutti nasciamo con un istinto di gentilezza: Darwin considerava l’”istinto di simpatia” come uno dei più forti istinti umani che ha aiutato la nostra specie a sopravvivere e prosperare. Simpatia, è parola che ha radice nel greco antico e significa sentire insieme all’altro, creare consonanza con i sentimenti dell’altro.  Dobbiamo coltivare questa caratteristica, rafforzando il nostro muscolo della compassione. 

Cercare qualcosa di generoso da dire sulle persone con cui stiamo interagendo; trovare modi per essere utili agli altri; ricaricare le nostre giornate con momenti di gratitudine e apprezzamento, cura e curiosità. 

Alla fine della giornata, sarebbe utile concentrarsi sulle cose che sono andate bene e notare cosa succede. Forse sentiremo pervadere il nostro corpo e la nostra mente da una nuova  positività  e sapremo lasciarci inebriare da tale sensazione.

La gentilezza nelle parole crea fiducia.

La gentilezza nel pensare crea profondità. 

La gentilezza nel dare crea amore.
 

(Lao-Tzu)