Famiglia, o meglio… Famiglie

Famiglia, o meglio… Famiglie

Che cosa è “famiglia”?

Siamo abituati a pensare la famiglia come un fenomeno naturale, ma la sociologia ha mostrato che la famiglia è, per dirla con Lévi-Strauss, un’invenzione sociale, un prodotto culturale in continua trasformazione ed evoluzione. La conseguenza di questa affermazione è che le caratteristiche strutturali ed i modelli relazionali, che la caratterizzano al suo interno, cambiano nel tempo e nello spazio. Variano perché il rapporto tra società e famiglia è assolutamente diretto ed imprescindibile; esse sono l’una il prodotto dell’altra e rispecchiamo i modelli culturali predominanti in un determinato periodo storico. 

La centralità della famiglia nelle diverse epoche storiche non è mai venuta meno, eppure si è modificato radicalmente il modello ideale di riferimento alle relazioni affettive sia all’interno della coppia sia all’interno del nucleo tra genitori, figli, nonni.

È inutile quindi fare paragoni tra ciò che era, e rappresentava, la famiglia un tempo e ciò che è, e rappresenta, la famiglia oggi. La famiglia, infatti, viene considerata un’unione di affetti, i sociologi ormai parlano di famiglie anziché di famiglia, per indicare i molteplici modi di vivere insieme e le molteplici esperienze di relazione affettiva che un uomo può attraversare nel corso della sua vita. 

Lo sconvolgimento a livello di percezione sociale e di condivisione di valori non ha intaccato l’immagine della famiglia che rappresenta ancora l’indissolubile, il rifugio sicuro per l’individuo e il perno della società. 

Si può parlare di “famiglia normale”?

Una definizione che in campo scientifico ha trovato maggiore accordo è quella della studiosa americana Froma Walsh, la quale afferma che la famiglia normale è quella che presenta un “buon funzionamento”, ovvero che si rivela capace di riorganizzarsi a seguito di ogni evento critico che incontra durante il suo ciclo vitale, riuscendo a trovare un nuovo equilibrio relazionale atto a consentire a tutti i suoi componenti di affrontare la nuova fase che inizia (Walsh, 1995).  

Appare chiaro, allora, partire dai mutamenti che hanno coinvolto la coppia, intesa come base dell’intera impalcatura familiare (Andolfi, 2003), sebbene siano presenti nella società odierna molte altre forme di relazione affettiva che non prevedono questa dualità e sono comunque definibili come famiglia.

(Alessandra Salerno, Psicologa e psicoterapeuta,professore associato in Psicologia Dinamica all’Università di Palermo)

Nuove “forme del vivere insieme”

Nel corso degli ultimi anni si è assistito al passaggio dalla tradizionale famiglia fondata sul matrimonio, ad altri tipi familiari quali: 

– la famiglia nucleare, riferita alla coppia ed agli eventuali figli;

– la famiglia allargata, che ricomprende parenti ed affini; 

– la famiglia composta da persone dello stesso sesso civilmente unite; 

– la famiglia non matrimoniale, intesa come convivenza di due partner – di sesso diverso o eguale – ed eventualmente dei loro figli;

Anche dal punto di vista legislativo sono state, dunque, regolate una varietà di modelli familiari alternativi all’istituto matrimoniale tradizionale.

Tuttavia, dobbiamo tener conto di altre tipologie di relazioni familiari, che discendono per esempio, dalla famiglia destrutturata – formata da persone separate o divorziate, eppure unite dalla presenza di figli comuni.

All’interno di questo quadro diventa determinante il profilo dei genitori, quanto questi sono capaci di garantire affidabilità, sostegno economico ed affettivo alla prole, competenze di cura e di educazione, quanto sono in grado d’assicurare alle nuove generazioni una crescita sana ed armoniosa. 

La libertà di costituzione di relazioni affettive come nucleo familiare, è comunque sottoposta al rispetto dei diritti fondamentali dei suoi componenti», e di alcuni principii di natura generale, quali «la solidarietà, la mutua assistenza, il reciproco rispetto fra i componenti dell’unità familiare» e soprattutto che sia assicurato «l’interesse superiore dei figli al cui esclusivo beneficio deve essere esercitata la responsabilità genitoriale». 

(Dott.ssa Stefania Tonini, Consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Bologna)

Quali genitori per le nuove famiglie?

Sulla base delle ricerche scientifiche sino ad ora condotte, non possiamo stabilire se una forma di famiglia sia migliore rispetto ad un’altra. Ciò che sembra influenzare lo sviluppo degli individui non è tanto la struttura della famiglia di appartenenza, quanto la qualità delle dinamiche e delle relazioni che in essa si esprimono.

L’esser genitore, dunque, si definisce come una funzione autonoma, preesistente all’atto del concepire; è una funzione che si sviluppa nel momento in cui interiorizziamo un modello del prendersi cura dell’altro, che successivamente tenderemo a riproporre nella vita. 

Sebbene sia impossibile fare un elenco esaustivo delle funzioni genitoriali, si si possono indicare quelle di carattere generale:

  • funzione di cura: il genitore provvede al bambino assicurando il soddisfacimento dei suoi bisogni primari, ovvero accudimento, nutrimento, protezione fisica e esposizione a esperienze educative;
  • funzione affettiva/regolativa: il genitore aiuta il bambino a regolare i propri stati emotivi, per imparare ad organizzare e gestire sia le esperienze vissute sia i comportamenti che ne conseguono;
  • funzione normativa: l’obiettivo primario è quello di offrire al bambino una serie di regole e principi che possano guidarlo nelle sue scelte. 
  • funzione significante: aiuta il bambino a dare signicato e comprendere la realtà che lo circonda;
  • funzione triadica: è la capacità dei genitori di avere tra loro un’alleanza cooperativa fatta di sostegno reciproco e capacità di lasciare spazio all’altro;
  • funzione transgenerazionale: si tratta di inserire l’esperienza di vita del bambino all’interno della storia famigliare per comprendere da dove viene; rappresenta il continuum generazionale dove si è inserita la nascita del bambino.

Più il singolo genitore è in grado di sviluppare queste ed altre funzioni, più alte sono le possibilità che il bambino abbia un sano sviluppo psicofisico a prescindere dalla struttura di cui la famiglia di appartenenza è espressione.