Ascoltami!

Ascoltami!

In una parola scopriamo un mondo: la richiesta di attenzione, il bisogno di essere visti, il grido di aiuto nelle difficoltà. Ascoltare è il paradigma di questo secolo, in cui il giudizio è così facile; un ascoltare che si sviluppa attraverso tutti i sensi, naturalmente con l’udito, ma anche con la vista, il tatto, l’odorato e perfino il gusto. Tutto concorre a permetterci di ascoltare le persone accanto a noi.

Ascoltare le esigenze delle famiglie

“La famiglia è un gruppo e far funzionare un gruppo è come far suonare una piccola orchestra, un trio d’archi, un quartetto… Si deve guardare non al risultato del singolo, del padre, del figlio o della madre, ma dell’insieme che deve essere ben affiatato e per capire se funziona lo si sente: dall’orchestra esce buona musica e per buona musica in questo caso si intende la serenità” (Vittorino Andreoli).

La prima agenzia educativa è la famiglia, perciò prendersi cura di essa, è il presupposto affinché sia possibile intervenire in modo efficace sui bisogni emotivi di bambini e ragazzi.

“Già da qualche decennio stiamo assistendo ad un decadimento del concetto di famiglia. Emergono difficoltà, da parte di molti genitori, nel condividere regole chiare e precise con i propri figli, nella trasmissione di valori quali il rispetto, generosità, empatia, collaborazione; difficoltà nella comunicazione e nel giungere a compromessi all’interno del rapporto di coppia e, di conseguenza, ad un sempre più elevato numero di divorzi. Inoltre, molti genitori mostrano un desiderio di restare ancorati alla loro giovinezza mettendo da parte, quindi, il proprio ruolo di adulti, le responsabilità verso la famiglia e l’impegno nel porre al primo posto le esigenze fisiche e/o emotive dei propri figli.” (Loreta Cringoli)

Molte realtà che si occupano di educazione hanno compreso che aiutare le famiglie a ritrovare il loro ruolo, sostenere i genitori nel comprendere quali siano le funzioni che sono chiamati a svolgere nel momento in cui si decide di costruire una famiglia, è la priorità della società contemporanea.

I progetti che nascono un po’ su tutto il nostro territorio portano un forte messaggio di speranza per le famiglie, che possono avere servizi gestiti da personale qualificato e che ha fortemente a cuore le esigenze emotive della famiglia, base della società e del suo benessere.

Coltivare l’ascolto

“Ascolto” ha la stessa origine etimologica di “culto” e “cultura” e richiama l’auscultazione di cui abbiamo esperienza quando andiamo dal medico per una visita.

L’ascolto dei bambini può essere paragonato all’auscultazione, che richiede silenzio, tempo, pazienza, prudenza, esperienza: beni preziosi di vita familiare.

È un atteggiamento naturale che si dovrebbe rendere esperibile nelle situazioni quotidiane, ma è anche un comportamento, una posizione che si assume: “mettersi in ascolto” dei bambini significa coltivare la relazione ogni giorno da parte delle figure adulte di riferimento, adattandosi all’altezza dei bisogni dei nostri figli. L’ascolto è un processo vitale nello sviluppo della personalità.  

“Ogni bambino ha diritto a essere ascoltato quando ha bisogno di sfogarsi, confidarsi, proporre le sue idee, raccontare le sue esperienze. Questo quando è con gli amici, in famiglia e a scuola, senza essere giudicato. Non è bello essere ignorati o interrotti quando si parla. Quando gli altri lo ascoltano, gli danno importanza e valore. Se non lo fanno, lo fanno sentire escluso, come se non esistesse. Tutti i bambini hanno diritto a esprimere le proprie emozioni. Gli adulti si impegnano a rispettare i bambini quando hanno bisogno di piangere, essere tristi o malinconici. Tutti i bambini hanno diritto a esprimersi perché tutti sono uguali, ma meravigliosamente diversi al tempo stesso. Nessun bambino deve avere paura di esprimere il proprio parere, senza avere timore di essere preso in giro o escluso dagli altri” (da “La Convenzione in parole semplici. Versione riscritta dai ragazzi”, dopo il progetto Diritti in crescita, 2019) (Margherita Marzario, Insegnante/docente/ricercatore universitario – Materie giuridiche)

Come si ascolta?

In un articolo del 2021, Roberta Cesaroni, life e mental coach, descrive in modo chiaro alcuni aspetti fondamentali dell’esperienza di ascolto, che è parte del nostro sistema di comunicazione. 

La certezza che “non è possibile non comunicare”, conduce a comprendere come non sia affatto semplice ascoltare. Infatti, questa attività richiede la connessione di numerosi canali comunicativi contemporaneamente: le parole, i gesti, le espressioni facciali e il tono di voce. Chi ascolta deve avere la capacità di identificarsi con l’altro, pur mantenendo la sua identità. (Roberta Cesaroni, life e mental coach)

L’ascolto è una forma di comunicazione che ha come caratteristica lacircolarità, quando si ascolta, si comunica attraverso le sensazioni in risposta a ciò che ascoltiamo. Ma udire ed ascoltare sono due azioni diverse.  Udire significa captare la successione di suoni che si produce intorno a noi. Invece quando ascoltiamo, la nostra attenzione è rivolta ad un messaggio specifico, si prefigura, cioè, un’intenzionalità per cui i nostri sensi sono tutti focalizzati sull’informazione che stiamo ricevendo. Saper ascoltare è molto difficile perché richiede capacità di autocontrollo ed implica attenzione, comprensione e sforzo. Stiamo parlando, quindi, di un processo attivo, che si sviluppa nel tempo e che permette di amplificare la nostra visione del mondo, migliorando le nostre relazioni interpersonali.

Coltivare l’ascolto dei figli durante il loro percorso di crescita significa costruire una relazione di fiducia in cui loro, sentendosi considerati, riusciranno a mantenere un alto livello di confidenza con gli adulti di riferimento.

Dobbiamo essere flessibili, adattare le modalità comunicative all’età che cambia, imparare ad osservare tutte le modalità comunicative che i figli utilizzano per raccontarsi.

Uno degli aspetti fondamentali dell’ascolto attivo, soprattutto con gli adolescenti, è sospendere il giudizio su quanto emerge dai nostri figli, che non significa assecondare derive pericolose, ma approfondire con domande e un confronto aperto le loro posizioni e conoscenze; farsi contaminare dalle giovani generazioni ascoltando le voci dei loro influencers, fare confronti con quelli che erano i nostri miti, sottolineare i valori positivi di cui i ragazzi si fanno promotori.

(Roberta Cesaroni, Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni Life Mental Coach)